
10 Nov Dove viaggiare in solitaria: Lisbona
Dopo qualche anno è arrivato il momento di tornare a scegliere dove viaggiare in solitaria: Lisbona., Uniche regole: un posto nuovo, non troppo freddo e frequentato da nomadi digitali.
Tra le varie opzioni scelgo, appunto, Lisbona e mai scelta fu più azzeccata, mi sono follemente innamorata di questa città: alla mano, viva, ricca e dotata di ogni bellezza.
8 Giorni per viaggiare in solitaria a Lisbona
Ho prenotato questo viaggio per rinascere, mi mancava viaggiare da sola, mi mancava vedere un posto nuovo, visto che nei due anni precedenti, causa pandemia, e non solo, avevo viaggiato pochissimo.
Prenoto, nonostante fossi un pò preoccupata che 8 giorni fossero troppi.
Dopo quasi due anni a casa, dopo una convivenza andata male, volevo ritrovare me, anzi una nuova me, sentivo il bisogno di partire, da sola, ma non per isolarmi, per trovare anzi persone più allineate a me.
Decido così di provare ad utilizzare applicazioni come MeetUp consigliatami da un altro nomade digitale, Francesco, che c’era stato prima di me.
Scelgo inoltre di prenotare in un ostello per spendere poco e avere la possibilità di conoscere gente.
Il prescelto è il Lisbon Lounge Hostel, centrale, comodo, bello e pulito. Lo consiglio assolutamente. Le camere sono fighissime e arredate a tema e la colazione inclusa è ottima.
Fare amicizia in viaggio grazie alle app
Avendo ben sette sere a disposizione e tanta voglia di conoscere viaggiatori come me sfrutto due applicazioni.
La prima Facebook, che grazie ai suoi gruppi permette, in modo semplice, di entrare in contatto con altri viaggiatori, io ad esempio ho usato i gruppi: italiani a Lisbona e Nomadi digitali a Lisbona.
Qui ho conosciuto Davide, un ragazzo delle Marche che avrebbe passato ben un mese in questa città lavorando, e Francisco, un ragazzo portoghese che avendo vissuto in Italia parla bene l’italiano.
La seconda app è MeetUp, ne parlo meglio in questo articolo.
Io mi sono iscritta ad un aperitivo per viaggiatori solitari. Se anche tu, come me, sei timido non preoccuparti, non è stato facile nemmeno per me all’inizio.
I pensieri sono stati: “ma che figuraccia, io non capirò nulla perché non so bene l’inglese, e tante altre stupide insicurezze”.
Poi ho pensato che tanto, se fosse andata male, non li avrei più rivisti, così mi sono presentata in questo bar e un pò imbarazzata mi sono seduta in mezzo a loro.
Alla fine si è rivelata un’ottima decisione, mi sono ritrovata ad una tavolata di circa 25 persone, ragazzi e ragazze, tutti viaggiatori solitari, dai 20 ai 40 anni provenienti da tutto il mondo.
Non dimenticherò mai la sensazione iniziale di totale disagio, di sentirmi fuori luogo, di voler essere trasparente per non dovermi lanciare in una conversazione dove avrei dovuto mille volte chiedere di ripetere, di parlare lentamente, palesando la mia poca conoscenza dell’inglese.
A parte l’imbarazzo iniziale, ma soprattutto grazie a Verena, una ragazza italiana che vive a Montecarlo, ammetto che è stata una delle serate più bella della mia vita.
Ho capito quanto si possa essere liberi di essere se stessi, liberi dal giudizio degli altri.
Vedere queste persone totalmente indifferenti all’outfit, che si lanciavano in performance di karaoke fregandosene dell’essere intonati o meno, mentre tutti attorno incitavano e supportavano.
Tutti a ballare e cantare insieme, come se ci conoscessimo da sempre. Un gruppo di sconosciuti, che magari non si sarebbero mai più rivisti, sorridenti e felici, concentrati sul vivere al massimo quel momento, il momento presente.
Osservavo i loro volti, i loro movimenti, ammiravo il loro modo di essere totalmente privi di qualsiasi paranoia nei confronti del giudizio degli altri.
Qui ho capito che difficilmente un viaggiatore ti giudicherà, che ad un viaggiatore difficilmente interesserà la tua età, ma sarà interessato alla tua storia, al tuo essere.
Per questo probabilmente sono innamorata in qualche modo dei viaggiatori, sanno essere puri, onesti, veri, folli, fuori dai binari.
Quella sera tornando in ostello mi sembrava di volare, ero ad un metro da terra, quella sensazione di leggerezza, felicità, di essere nel posto giusto, di essere in qualche modo a casa.
Avevo un’adrenalina addosso che faticavo a prendere sonno.
Partire da soli e non essere mai soli
Dal giorno dopo il viaggio ha preso una piega totalmente inaspettata, mi incontro con Verena, che nel frattempo si era accordata con Niils, il ragazzo tedesco e andiamo a LXFactory.
Un posto incredibile fatto di arte, creatività, artigianato e abbiamo assaggiato quella che dicono essere la torta al cioccolato più buona del mondo.

Da lì ci siamo spostati al Ponte XXV de Abril, anche questa volta, grazie a qualche battuta sulla mia “altezza” e un pò di simpatia siamo entrati tutti col biglietto giovani ridotto.
Arrivati alla Cattedrale, data l’ora tarda decidiamo di pranzare, loro sono stanchi e decidono di tornare indietro, io invece rimango ad aspettare Francisco, il pilota militare conosciuto tramite Facebook.
Entriamo a vedere la cattedrale, mi porta a mangiare il mio primo Pastel de Nata e poi gentilmente mi accompagna all’ostello in auto.
La cosa che più amo di questo tipo di viaggio è che, quando si esce o si organizza qualcosa, ognuno porta qualcun altro e si crea un gruppo incredibile di condivisione.
Chi porta il compagno di ostello, chi qualcuno conosciuto in un bar e così via, si mixano caratteri, culture, pensieri e per me è magia.
Quella sera sembra quasi una barzelletta: c’erano 2 italiane, un portoghese, un tedesco e un’olandese, abbiamo passeggiato e bevuto una birra tutti insieme.
Un’altra cosa incredibile che mi capita in viaggio è che, quasi sempre, qualcuno si preoccupa per me e mi accompagna fin sotto l’ostello per non farmi andare da sola.
Il giorno seguente, mi prendo un pò di tempo per me, vado in una palestra ad allenarmi e poi in un locale a lavorare e pranzare.
Frequentato da diversi nomadi digitali il Fauna e Flora è stato uno dei miei due locali preferiti per lavorare, un coworking dall’ambiente sereno, dove è facile concentrarsi e ottimo cibo.
IL pomeriggio incontro Davide, il ragazzo conosciuto sul gruppo Facebook in tempo per andare a vedere tutti insieme il tramonto, anche col resto del gruppo, che si allarga sempre di più, al Miradouro dos Cardais de Cima.
È stato bellissimo, eravamo tantissimi, c’erano molti dei ragazzi della prima sera più nuovi aggiunti, un pò una famiglia allargata.
La sera di nuovo la magia di quegli incontri belli, al mercato Time Out per mangiare, seduti su uno di quei tavoli in mezzo, conosciamo Cristina e Gianni, una coppia Torinese di quelle che ti fa sognare.
Una coppia affiatata, che ancora si diverte, che ti fa ricredere nell’amore, vedere come si guardano, come si cercano, come si sorridono.
Ci offrono non so quanti bicchieri di porto e decidiamo poi di andare a ballare tutti insieme sulla Pink Road, nonostante loro avessero il volo presto la mattina dopo.

Musica, balli, cocktail, eppure io rimanevo lì in fissa a guardare come Cri e Gianni, pur mescolandosi a noi, si cercavano e si guardavano, quante piccole attenzioni si davano e ho capito che voglio un amore così, così o niente.
Io poi, un pò la loro storia l’ho voluta sapere, sono andata anche a trovarli a Torino e li sento spesso.
Viaggiare in solitaria a Lisbona tra mare, palazzi e castelli
Sintra e i primi saluti
La mattina dopo solo io e Davide riusciamo ad alzarci presto per andare a Sintra, passiamo tutta la mattinata nell’immenso giardino di Quinta da Regaleira, fino all’ora di pranzo quando ci raggiunge Verena.
Andiamo a pranzo in un posto con una vista mozzafiato, il Dona Maria, dove mangiamo un polpo gigante e poi ci dirigiamo verso il Palazzo Nazionale di Pena.
Per una colorata come me sembra di essere in un paradiso, è un posto spettacolare.
La sera, ultima sera di Verena, Francisco ci porta al ristorante Solar do Duque, a mangiare uno dei piatti tipici, che per noi italiani sembra uno scherzo: maiale, vongole e patate in un piatto unico.
Ammetto che per quanto suoni strano il mix è particolare ma buono! Da provare.
Qualche momento per me in solitaria
Il giorno dopo mi prendo una mattinata tutta per me, ho voglia di mare, di caldo. Vado a Cascais.
Febbraio, sole, mare, 20 gradi, spiaggia semideserta, bagno i piedi nell’acqua ghiacciata e poi mi siedo a mediare, non accorgendomi che dietro di me un’altra ragazza sta facendo la stessa cosa.
Una sensazione di pace, di libertà, non avere orari, vincoli, poter essere lì, perdermi nelle vie, osservare le persone.
Quando viaggio sola, sopratutto seduta al tavolino di qualche locale, mi piace osservare dal mio angolino, ascoltare le storie di chi mi sta attorno, fantasticare su di loro, immaginare le loro vite.
A piedi raggiungo la Boca do Inferno, da dove si può ammirare l’infrangersi delle onde sulle rocce ed assistere alla forza della natura.
Tramonti e piccoli soddisfazioni
Poco prima del tramonto Francisco mi viene a prendere a metà strada e mi porta a bere la Sangria bianca con vista tramonto sul mare a Praia de Carcavelos.
Stasera a cena siamo solo io e Davide, scegliamo di mangiare una pokè vicino al Miradouro de Sao Pedro de Alcantara e poi girare per qualche locale di ginjinha.
Adoro questo liquore alla ciliegia che viene servito in un bicchierino al cioccolato, sembra di mangiare un Mon Chèri.
Dopo qualche ginjinha e un paio di bicchieri di porto mi accorgo che non mi funziona internet, Davide divertito mi accompagna fino all’ostello, pretendendo, però, che io, viaggiatrice dal senso dell’orientamento pari a zero, mi ricordi la strada da sola..
Sorpresa delle sorprese, non so come, ma me la cavo alla grande.
Ultimo giorno di questo viaggio meraviglioso
L’ultimo giorno ritorno in palestra, ma in un altro quartiere, e a lavorare al Fauna e Flora.
Pomeriggio salgo al Castello di Sao Jorge, aspetto Davide, che mi riconosce sopra una torre, grazie ai miei soliti vestiti colorati e poco sobri.

Lo giriamo tutto aspettando il tramonto, il Castello si trova, infatti, sopra a città e dalle sue mura puoi salutare il sole dall’alto con una vista indimenticabile.
Passiamo poi dal Miradouro di Santa Maria Maior e scendiamo fino al mercato Orientale dove ci troviamo con Francisco per l’ultima cena tutti insieme.
Dopo un brindisi e una passeggiata si va a nanna.
È ora di tornare a “casa”
Non volevo dormire, per far sì che non arrivasse il momento di tornare a “casa”, anche se, in realtà era stato tutto così tanto perfetto che ero serena nonostante fosse arrivata la fine.
Mi sono sentita a casa lontano da casa, mi sono sentita in famiglia con persone conosciute da pochi giorni, ho trovato nuovi amici, nuove opportunità di viaggio.
Ho ritrovato di nuovo me, in una versione nuova, più felice, con ancora più voglia di esplorare e conoscere il mondo.
Questo è l’incanto del viaggio, questo è stato il viaggio che ha aperto le porte a tutto ciò che è arrivato dopo.
Quindi dove viaggiare in solitaria? Lisbona è un posto che consiglio a chiunque, è tutto a portata d’uomo, è facile muoversi, il tempo è mite, cè storia, mare, città, qualsiasi cosa tu cerchi.
La vita è lenta, le persone alla mano, non è pericolosa e i tramonti osservabili dai Miradouro sono indimenticabili.
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